la U.O. di Neonatologia e TIN dell’Ospedale San Gerardo ha iniziato la propria attività con il nome di Divisione di Patologia Neonatale nell’anno 1970 sotto la direzione del Prof Umberto Flaùto che assieme all’allora Primario della Divisione di Pediatria Prof Vincenzo Grasso ne furono oltre che gli ispiratori i fondatori materiali: essi compresero l’importanza di separare le competenze Neonatologiche da quelle Pediatriche in largo anticipo rispetto a quanto accaduto nel resto d’ Italia, sull’onda dei numerosi esempi ormai consolidati nel resto del mondo occidentale. Infatti gli importanti sviluppi tecnologici, che fecero seguito a questa separazione di competenze, diede ampiamente ragione della scelta fatta. Oggi Neonatologia e Pediatria percorrono strade parallele, con il fine unico del benessere della diade figli-genitori ma con competenze professionali estremamente differenziate.
Fin dall’inizio degli anni 80’ venne implementato, all’interno della Divisione di Patologia Neonatale del San Gerardo, il bagaglio culturale degli operatori medici ed infermieristici e quello tecnologico delle dotazioni che consentivano la realizzazione di un centro ove veniva erogata un’ efficace ed efficente “Terapia Intensiva al neonato patologico”: l’uso di ventilatori meccanici sempre più potenti e sofisticati, l’uso di tecniche di alimentazione invasive e allo stesso tempo sicure in mani esperte, come la nutrizione parenterale totale e la nutrizione clinica per via entrale, e l’acquisizione di sistemi di monitoraggio invasivi e non invasivi sempre più precisi.
Dall’ottobre del 1981 l’arrivo della Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università di Milano, diretta dal Prof Costantino Mangioni, diede un importante svolta nella vita della Divisione di Patologia Neonatale, aumentando in maniera esponenziale il numero dei parti (vedi fig 1a) ma soprattutto fungendo da centro di riferimento delle gravidanze a rischio della zona nord di Milano ovvero della Brianza; ciò modificò anche la tipologia della popolazione neonatale afferente al nostro Centro. Ci venimmo a specializzare soprattutto nella gestione dei neonati di peso estremamente basso e dei neonati affetti da patologia malformativa congenita.
Oltre alla particolare attenzione alle innovazioni tecnologiche e alla formazione di personale sempre più specializzato, la strategia della nostra Divisione non perse di vista altri importanti capitoli della gestione del neonato affetto da patologia: la umanizzazione delle cure e la verifica della qualità delle prestazioni.
Entrambi questi aspetti ci hanno visto in prima linea e hanno caratterizzato la nostra attività; grazie alla particolare attenzione alla verifica della qualità della sanità erogata, dal 1995 produciamo annualmente, in collaborazione con la Clinica Ostetrico e Ginecologica, un report dell’attività ostetrico-neonatale e siamo in grado di produrre, forse unici in Italia, i dati epidemiologici che presentiamo in questo sito.
Con il cambiamento delle normative aziendali che ha coinciso con l’avvicendamento, per motivi di età, del prof Umberto Flaùto con il Dr Paolo Tagliabue alla direzione della Divisione, è stato modificato il nome da “Divisione di Patologia Neonatale” all’attuale “Unità Operativa di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale”.
la strumentazione più sofisticata in possesso della nostra U.O. è costituita dagli apparecchi sotto elencati, al cui acquisto hanno contribuito nella maggior parte dei casi fondazioni private, fondazioni ONLUS come la Lilliput e lasciti di singoli privati.
il numero sei nati presso l’Ospedale di Monza è andato progressivamente aumentando dal 1982, anno in cui si registrarono 1500 nati, fino all’ultimo quinquennio. Dal 1995 il numero dei nati/anno è rimasto stabilmente attorno ai3000, come evidente dai sottostanti grafici (Fig. 1a e 1b)
Fig. 1a. Nati per anno dal 1982 al 1999
Fig. 1b. Nati nel quinquennio 95-99
Nel successivo istogramma sono rappresentati il numero percentuale di neonati di peso inferiore a 1500 g nati ed assistiti presso la nostra U.O. nel quinquennio 95-99 suddivisi per classi di peso: una peculiarità della nostra popolazione è rappresentato dall’elevatissimo numero di neonati estremamente piccoli. Più di 1/5 dei bambini VLBW ( < 1500 g) è di peso < a 750 g, e quasi la metà (43,1%) è < 1000 g.
Fig. 2. Neonati di peso < 1500 g: n° 288 suddivisi per la loro incidenza
in classi di peso
esporremo i dati relativi al periodo 95-99 tratti dai report annualmente pubblicati
il primo dato su cui vorremmo soffermarci è relativo al problema dell’assistenza al parto ed agli esiti neonatali sfavorevoli: con questo si intende parlare del numero di neonati che arrivati al termine di gravidanza, a causa di un’asfissia immediatamente dopo la nascita, portano con sé esiti neurologici irreversibili. La verifica di una bassa incidenza di esiti neonatali sfavorevoli, di cui abbiamo preso come indicatore la encefalopatia ipossico-ischemica ovvero la cerebropatia legata a un ridotto apporto di sangua ed ossigeno, ci tranquillizzerebbe sulle scelte fatte.
Premettiamo che le linee guida adottati dagli Ostetrici-Ginecologi del nostro Ospedale privilegiano il parto espletato per via naturale ed ogni parto operativo viene discusso col responsabile di sala parto prima della sua esecuzione e sottoposto a posteriori ad una analisi critica comune mediante incontri di audit.
Con tale politica sanitaria il numero di parti per via cesarea è andato assestandosi su medie inferiori a quelle itlaianie, pari al 15% vs 27% nazionali, paragonabili a quelle di paesi europei di maggiore evoluzione sanitaria:
Fig. 3. Incidenza dei parti operativi dell’Ospedale San Gearardo: confronto
con i dati nazionali
L’incidenza delle encefalopatie ipossico-ischemiche gravi con esiti (grado 2,3 della classificazione di Sarnat) sono state 6 sui 12750 parti esaminati, pari allo 0.04% ed equivalenti a 1:4200 parti; nella letteratura internazionale tale evento è stimato 1 su 3000-5000 parti. Anche la sindrome d’aspirazione massiva di meconio considerata una malattia legata alla sofferenza feto-neonatale, e spesso imputabile ad una non corretta gestione del travaglio di parto, è nella nostra esperienza pari allo 00.4% che corrisponde ai livelli più bassi tra quelli riportati nella letteratura internazionale ( 00.2 e l’0.19% ).
dopo l’esame della casistica del neonato a termine di gravidanza, passiamo ad esaminare la casistica relativa ai neonati di basso peso. È interessante verificare il numero di neonati sopravvissuti malgrado le problematiche inerenti la prematurità ed il basso peso. Presentiamo, distinti per fasce di peso, i dati relativi ai neonati di peso < 1500 g ovvero i neonati di peso molto basso meglio conosciuti con l’eponimo anglosassone VLBW (very low birth weigth), sui quali grava il più elevato tasso di mortalità
È intuitivo notare dalla fig.4 che la più alta mortalità grava sulle fasce di peso più basse. Mentre più del 90% dei neonati di peso compreso tra 1000 g e 1500 g sopravvive, nel gruppo di neonati di peso inferiore a 1000 g esiste una netta distinzione tra il gruppo di peso superiore ed inferiore a 750 g. I primi hanno una sopravvivenza quasi paragonabile alla fascia di peso 1000-1500, mentre tra i più piccoli la mortalità raggiunge il 32.6%. Tale percentuale rappresenta un traguardo accettabile: allo stato attuale delle conoscenze esso è comparabile alle casistiche internazionale dei paesi più evoluti dal punto di vista sanitario e può essere considerato un adeguato parametro per la verifica della qualità delle prestazioni da noi erogate.
Nella figura 4. l’andamento citato è bene rappresentato ed evidenziato dagli istogrammi.
Fig. 4. Distribuzione della mortalità per fasce di peso
il consolidamento di questi risultati, che ormai pongono noi come altre istituzioni nazionali prevalentemente del nord-Italia, a livelli di eccellenza europea rappresenta l’obiettivo futuro. Non dobbiamo però dimenticare che l’adeguamento tecnologico che le industrie di bio-ingegneria ci propongono, è un obiettivo ineluttabile per stare al passo coi tempi e che solo la unione tra gli Ospedali e il Territorio, rappresentato in questo caso da associazioni quali la Lilliput, può cercare di risolvere il problema del reperimento delle risorse.
Parallelamente è nostro impegno proseguire la strada di rendere sempre più confortevole la degenza dei neonati patologici, con particolare riferimento ai lungo-degenti, applicando tutte le soluzioni innovative che facilitano il rafforzamento del legame coi loro genitori, continuando cioè a credere fortemente nell’utilità dell’umanizzazione delle cure come passaggio obbligato al raggiungimento del nostro vero ed unico obiettivo: il benessere della diade bambino-genitori.
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